Problemi degli spazzolini tradizionali
Parliamoci chiaro: lo spazzolino tradizionale è il “cattivo della situazione”. Certo, ha reso un servizio all’umanità, ma ormai ha esaurito il suo tempo come le VHS e i floppy disk. È fatto di plastica dura, gomma e nylon fusi insieme in un mix che neanche il miglior laboratorio di riciclo riesce a separare. Risultato? Finiscono tutti nell’indifferenziato.
E la cosa più assurda è che non ne usiamo mica uno all’anno. In media, ogni persona consuma 3-4 spazzolini all’anno. Ora moltiplica per miliardi di persone: montagne di plastica che si accumulano e non spariscono. Perché la plastica di uno spazzolino ci mette secoli a degradarsi. Non decenni, secoli. E nel frattempo può finire ovunque: dalle discariche ai fiumi, fino agli oceani.
Non è solo una questione di rifiuti visibili: con il tempo, quella plastica si frammenta in microplastiche che finiscono nel cibo che mangiamo e nell’acqua che beviamo. Sì, in un certo senso rischi di ritrovarti lo spazzolino della tua infanzia dentro una bottiglietta d’acqua minerale nel 2050. Ironico, no?
Cos’è uno spazzolino in bambù
Lo spazzolino in bambù è un po’ come quel cugino “alternativo” che si presenta alle feste con i pantaloni di lino e la borraccia in alluminio: diverso, ma nel profondo sai che ha ragione lui. Il manico è fatto di bambù, una pianta che cresce a una velocità imbarazzante (alcune specie anche un metro al giorno!). Insomma, non rischiamo certo di rimanere senza. È un materiale leggero, resistente e soprattutto naturale, quindi già al primo sguardo capisci che non finirà a inquinare gli oceani per i prossimi 500 anni.
Le setole, invece, sono il punto dolente: la maggior parte è in nylon, e questo significa che la tua spazzolata mattutina non è ancora al 100% “verde”. Esistono alcune varianti con setole bio-based, ma la verità è che non esiste ancora la soluzione perfetta. E sai una cosa? Va bene così. Perché anche ridurre del 90% la plastica è un gran passo avanti rispetto a uno spazzolino tradizionale.
In termini di durata, non pensare che sia delicato come un bastoncino raccolto in giardino: resiste tranquillamente 2-3 mesi, esattamente come un normale spazzolino. L’unica accortezza è quella di non abbandonarlo costantemente in un bicchiere pieno d’acqua, a meno che tu non voglia fare esperimenti di coltura di muffe.
Spazzolino in bambù vs spazzolino con testina intercambiabile
E qui arriva la sfida finale, come in un videogioco: da un lato lo spazzolino in bambù, elegante, naturale, amico dell’ambiente; dall’altro lo spazzolino con testina intercambiabile, il classico “non sono perfetto ma ci sto provando”. Chi vince la medaglia verde?
Gli spazzolini con testina ricambiabile hanno un pregio evidente: riducono i rifiuti di plastica perché cambi solo la parte superiore, lasciando intatto il manico. È un po’ come avere una penna ricaricabile invece di comprare sempre quelle usa e getta. Funziona, è pratico e sicuramente meno inquinante rispetto agli spazzolini interamente di plastica.
Il problema, però, è che rimane comunque plastica. Le testine non si riciclano, finiscono nell’indifferenziato e… indovina un po’? Si trasformano in altre microplastiche sparse nel mondo. Insomma, meglio del “cattivo tradizionale”, ma ancora lontano dal nirvana ecologico.
Lo spazzolino in bambù, invece, riduce la plastica al minimo indispensabile (solo le setole) e ti regala il piacere di buttare il manico nell’organico o nel compost, sapendo che in pochi mesi tornerà alla natura. È come restituire al pianeta un piccolo favore per tutte le volte che ti ha sopportato.
In definitiva, se vuoi un approccio “a metà strada” il modello con testina intercambiabile è un passo avanti. Ma se vuoi davvero sentirti un supereroe della sostenibilità, il bambù resta l’opzione con il mantello svolazzante.
Se vuoi iniziare a percorrere la via ecologica senza stravolgere le tue abitudini, dai un'occhiata agli spazzolini con testina intercambiabile
Perché scegliere il bambù
Mettiamola così: usare uno spazzolino in bambù è un po’ come arrivare in ufficio in bici mentre tutti sono imbottigliati nel traffico. Non solo arrivi prima, ma puoi anche sentirti un filo moralmente superiore (con ironia, ovviamente). Il vantaggio più evidente è che riduci drasticamente la plastica: ogni spazzolino in bambù che usi è un pezzo di plastica in meno che potrebbe finire nell’oceano trasformandosi in microplastiche. Non male per un gesto quotidiano di due minuti, vero?
Ma c’è di più. Il bambù cresce senza pesticidi, fertilizzanti chimici o cure particolari. È una pianta resiliente, quasi invincibile. Questo significa che ogni spazzolino che arriva nel tuo bagno ha alle spalle una storia agricola molto più pulita rispetto alla plastica che nasce da petrolio estratto a migliaia di chilometri.
E sul fronte igiene? Qui il bambù ha un asso nella manica: le sue fibre hanno proprietà antibatteriche naturali. Non significa che il tuo spazzolino è un’arma segreta contro i germi, ma sicuramente non è l’ambiente ideale per farli proliferare. Aggiungici il fatto che il manico è biodegradabile e puoi già iniziare a immaginarti la soddisfazione di buttarlo nell’organico invece che nell’indifferenziato.
Insomma, scegliere il bambù non è solo una questione di ecologia, ma anche un modo per rendere più coerente la tua routine con i tuoi valori. È come mettere un like al pianeta ogni volta che ti lavi i denti.
💚 Vuoi provare uno spazzolino in bambù?
Come smaltire correttamente lo spazzolino in bambù
Ecco la domanda che tutti si fanno: ma dove lo butto, questo spazzolino in bambù? Perché sì, è ecologico e tutto quanto, ma se lo butti a caso hai vanificato metà del suo potenziale. La buona notizia è che il manico di bambù è compostabile, quindi puoi tranquillamente tagliare via le setole e gettarlo nell’organico o direttamente nel compost domestico, se sei un amante dell’autoproduzione. In pochi mesi tornerà a essere terra.
Le setole, invece, richiedono un po’ più di impegno. Nella maggior parte dei casi sono in nylon, quindi niente compost. Devi estrarle con una pinzetta e buttarle nell’indifferenziato. Sì, lo so: non è il massimo dell’eleganza, ma pensa che ogni pinzata è un piccolo gesto per il pianeta.
Un consiglio pratico? Una volta terminata la sua carriera da spazzolino, puoi dare al manico una seconda vita. Alcuni lo usano per pulire le fughe delle piastrelle, altri lo trasformano in etichetta da orto (scrivendoci sopra con un pennarello), altri ancora lo usano per lavoretti creativi. Insomma, non devi per forza accompagnarlo subito alla “fine dei suoi giorni”.
Il bello del bambù è proprio questo: non è solo un materiale biodegradabile, ma anche versatile. Invece di diventare rifiuto, può trasformarsi in qualcosa di utile. E se proprio decidi di separartene, farlo correttamente ti farà sentire un po’ come un ninja della raccolta differenziata.
Nella maggior parte dei casi no, sono in nylon. Vanno separate e smaltite nell’indifferenziato.
Entrambi hanno una durata simile (2-3 mesi), ma il manico dello spazzolino in plastica può durare per molto tempo.
Leggermente, ma il costo è compensato dall’impatto positivo sull’ambiente.
Se lasciati costantemente umidi sì, ma basta sciacquarli e asciugarli in verticale per evitarlo.
Conclusione
Gli spazzolini in bambù rappresentano un passo concreto verso una routine di igiene orale più sostenibile. Non sono perfetti (le setole restano in plastica), ma riducono in modo significativo i rifiuti. Gli spazzolini con testina ricambiabile sono un’altra valida alternativa per chi preferisce restare sulla plastica ma vuole produrre meno scarti.
La scelta finale dipende dalle tue priorità, ma in entrambi i casi farai un gesto importante per il pianeta.

